“Il modello della riabilitazione nel contesto dei servizi del dipartimento di Salute Mentale”
La riabilitazione in psichiatria
La riabilitazione psichiatrica si sviluppa parallelamente al processo di demanicomializzazione degli anni 50′ e 60′ quando, a cominciare dalle nazioni più avanzate, vedono la luce varie riforme legislative nazionali in campo psichiatrico.
Tali riforme si propongono di rimuovere la discriminazione fra malattia fisica e psichica, di evitare l’allontanamento della persona con disabilità psichiatrica dalla società e soprattutto di mettere fine al suo internamento in speciali istituzioni di tipo manicomiale.
La riabilitazione nasce per aiutare le persone già ricoverate negli Ospedali psichiatrici a riadattarsi ad una vita nella società riparando i danni della malattia e gli effetti secondari dell’internamento protratto in una istituzione, cioè la sindrome da istituzionalizzazione (Gruenberg, 1967; Zusman, 1966).
Successivamente la riabilitazione si afferma nella psichiatria territoriale riformata come un approccio psicosociale alla prevenzione e al trattamento della disabilità e della cronicità.
La pratica della Riabilitazione in psichiatria
La pratica della riabilitazione psichiatrica persegue due strategie di intervento: (1) lo sviluppo delle capacità di adattamento e delle competenze dell’individuo migliorando le sue abilità personali e sociali e (2) lo sviluppo delle risorse ambientali naturali (famiglia, quartiere, volontariato/auto-aiuto) e professionali (équipe territoriali, servizi residenziali e semiresidenziali): le persone disabili hanno infatti bisogno di abilità personali e del supporto ambientale per cavarsela nel mondo esterno.
Quando le abilità dell’individuo sono limitate è necessario compensare la disabilità identificando ambienti di residenza, di relazione e di lavoro che si adattino ai sintomi e ai deficit residui ricalibrando le aspettative dell’individuo e della famiglia su di un livello di funzionamento realisticamente raggiungibile.
Ma è anche necessario provvedere una rete di ambienti della riabilitazione con variazioni graduali di difficoltà, e quindi di supporto, che permettano all’individuo di muoversi all’interno della rete parallelamente ai progressi raggiunti.
Ogni ambiente della riabilitazione, cioè ogni nodo della rete, rischia di trasformarsi in una istituzione definitiva se non viene garantita la mobilità dell’individuo attraverso la rete stessa, con la possibilità di transitare da un nodo all’altro.
La riabilitazione utilizza ordinariamente strumenti tecnici sviluppati in maniera eclettica ed empirica e fa largo uso degli aspetti concreti della vita di tutti i giorni, ma può vantare il riscontro teorico sofisticato dell’approccio cognitivo-comportamentale.
Ma soprattutto è guidata da valori e principi improntati alla speranza e all’ottimismo riguardo le risorse potenziali della natura umana così da ritenere che persone con gravi malattie mentali possono diventare autosufficienti purché vengano loro offerti i mezzi necessari con la dovuta continuità.
Riabilitazione e restituzione di diritti perduti
Oltre al recupero di abilità perdute, la riabilitazione si preoccupa anche del recupero dei diritti perduti operando con interventi di politica sociale contro il pregiudizio e la discriminazione.
Grazie alla demanicomializzazione e alla riforma psichiatrica le persone con problemi di salute mentale hanno finalmente riacquistato il diritto di cittadinanza.
Ora si tratta di dare corpo, di costruire materialmente questi diritti per evitar loro di rimanere fruitori passivi di erogazioni assistenziali e quindi cittadini marginali.
Una delle iniziative che ha mostrato di essere efficace in questo ambito è l’impresa sociale.
L’impresa sociale estende e completa l’approccio tipicamente italiano delle Cooperative di lavoro. Si propone di offrire alle persone con disabilità psichiatrica la qualificazione necessaria per svolgere poi un lavoro produttivo e remunerato nella Cooperativa stessa e soprattutto per sviluppare la sua imprenditorialità. Lo introduce cioè da protagonista nel mercato del lavoro.