3 Febbraio 2023

Tre “doppi” standard che inchiodano la salute mentale

Un articolo molto breve e con un taglio all’apparenza semplice. In esso troviamo però due punti fondamentali, che costituiscono il nucleo più resistente ai cambiamenti culturali necessari per variare l’approccio alla salute mentale.

Il primo riguarda quello che l’autrice chiama il “doppio standard”: il diverso peso, anche sociale, che viene dato ad una patologia fisica rispetto ad una mentale, con conseguente riverbero su tantissimi aspetti della cura della malattia  stessa, dalla prognosi alla tempestività di inizio della terapia.

Il secondo è l’impreparazione quasi assoluta ad affrontare un qualsiasi tipo di “primo soccorso psichiatrico”. Corsi e corsi vengono svolti ad ogni livello per preparare le persone ad intervenire in emergenze che coinvolgono la salute del corpo, con l’insegnamento di poche, essenziali regole che aiutano ad affrontare le primissime fasi di un’urgenza. Nulla viene mai spiegato, però, per permettere alle stesse persone di relazionarsi consapevolmente in presenza di sofferenza psichica. Perchè non si può pensare a fare lo stesso? Si tratta di una barriera culturale enorme, che condiziona il percorso di cura di chi si trova ad affrontare una patologia psichiatrica.

Qualcosa si sta muovendo, lentamente. Alcune persone note al pubblico parlano apertamente delle proprie sofferenze psicologiche, “normalizzando” una situazione che non si può e non si deve considerare oscura e da ritiro sociale. Qui l’autrice individua un nuovo “doppio”: probabilmente lo stesso tipo di esternazione in altri tipi di contesti lavorativi genera reazioni di tipo diverso. Il processo di cambiamento, comunque, in qualche modo si è avviato, pur essendo ancora lungo.

Se si abbatte la prima barriera di cui abbiamo parlato all’inizio del post, la seconda e la terza si sgretoleranno quasi per naturale conseguenza.

 

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