Dopo le parole di chi lavora nei servizi psichiatrici e nelle organizzazioni che si occupano a vario titolo dei pazienti, anche quelle di chi vive i cambiamenti in atto come conseguenza diretta sulla sua salute psichica. In questo articolo la testimonianza di un utente dei servizi di Trieste da 30 anni, che ha assistito ai vari mutamenti avuti luogo nel corso di questi decenni.
Matteo Furlan (questo il nome fittizio della persona) pone l’accento in particolare sulla necessità di usufruire di un’assistenza integrata:
Quando il tuo problema diventa pesante, infatti, non puoi rivolgerti solo a uno psicologo o a uno psichiatria privato: c’è bisogno di una presa in carico, di essere seguiti.
Il timore, poi, degli accorpamenti: il progetto di unire il DSM con il servizio contro le dipendenze potrebbe, sottolinea Matteo, depotenziare il CSM rendendolo un ambulatorio in cui si “elaborano in fretta le pratiche”. Alcune attenzioni preziose per i pazienti rischiano di andare perdute per mancanza di risorse umane ed economiche o perchè “annacquate” nel turbinio delle cose da fare quotidianamente. Il risultato di tutto questo può essere anche un aumento dello stigma (o dell’ “autostigma” come dice Matteo):
Il disagio mentale è difficilmente comprensibile se non l’hai provato o studiato: è facile arrivare a un giudizio negativo. Poi ci metti un po’ di cattiveria e il gioco è fatto.
E infine, un ultimo suo pensiero: “Una persona appartenente al mondo basagliano ha detto: «Se cade Trieste cadiamo tutti»”.